Tecnica degli intarsi in scagliola
La scagliola è una tecnica nata per imitare le tarsie marmoree, utilizzando al posto di materiali costosi e difficilmente reperibili, gessi, pigmenti in polvere e colle. La scagliola rientra in quel tipo di artigianato artistico, che stupisce per la sua natura insolita, sia per i risultati estetici ai quali può arrivare che per il suo aspetto tecnico complesso, di ricerca e sperimentazione continua.
L’origine del nome scagliola, che non ha traduzione in altre lingue data la sua specificità, deriva dal fatto che viene ottenuta dalla Selenite, detta anche pietra di luna (Solfato di Calcio biidratato), un minerale che prima della tritatura e cottura si presenta in natura con una caratteristica conformazione a scaglie.
La sua storia è antica: si diffonde in Europa fra il ‘500 e il ‘600 e le prime committenze erano quasi sempre ecclesiastiche. In Italia si sviluppa prima nelle zone dell’Emilia Romagna, in particolare a Carpi, favorita dalle numerose cave di gesso. Fra ‘700 e 800 nascono molte botteghe anche in Toscana grazie alla sempre più crescente domanda da parte di viaggiatori europei che arrivavano a Firenze con la diffusione del Grand Tour ed a committenze importanti come quella del Granduca Leopoldo di Toscana.
Le due realtà più interessanti toscane restano però lontane dai fasti di corte. La prima è quella dell’eremo del Paradiso del monastero di Vallombrosa dove l’abate Enrico Hugford dedicò la sua vita al perfezionamento di questa tecnica. L’altra è quella della bottega dei fratelli Della Valle a Livorno, che idearono le prime produzioni di scagliola su supporti di ardesia decorati con pannelli pittorici che rappresentavano i luoghi e i monumenti più celebri d’Italia.
A Firenze venne istituita anche una cattedra presso l’Accademia di Belle Arti e durante l’800 si moltiplicarono le botteghe di maestri scagliolisti.
Oggi esistono ancora pochissime botteghe a Firenze che eseguono la tecnica della scagliola tra cui la mia.
Le fasi di lavorazione della scagliola
La prima cosa da fare è scegliere il disegno e realizzarlo, per poi riprodurlo sulla superficie da intarsiare in modo tale che faccia da traccia per eseguire l’incisione. La superficie può essere ardesia, marmo o scagliola stessa. L’intarsio viene inciso a mano, utilizzando piccole frese elettriche ed ultimato con mazzolo, scalpello e gradina. Durante l’incisione, dove il disegno lo prevede, si lasciano delle “coltelle” cioè delle sottili linee non incise, che serviranno da divisori fra una figura e l’altra, per fare in modo che i colori della meschia restino separati; queste linee sottili riemergeranno con la levigatura delineando la parte interna degli ornati.
Ultimata l’incisione si procede alla preparazione della meschia di scagliola, che è un impasto semi liquido ottenuto dalla mescolanza di gessi, pigmenti colorati, acqua e colle naturali. La meschia viene quindi versata con cura all’interno dell’incisione fino a colmarla. Quando la colmatura avrà fatto presa, tutta la superficie verrà levigata con acqua e pietra pomice in modo da consumare pian piano l’eccedenza di gesso e rivelare il disegno colorato sottostante. A questo punto entra in gioco la maestria dell’artigiano che deve valutare come proseguire la lavorazione: se fare ulteriori incisioni e nuove colmature di scagliola per aggiungere dei dettagli all’opera o semplicemente stuccarla per rifinire la superficie. Si può decidere anche di grafire gli ornati con un bulino o andare a fare delle piccole aggiunte a china. Terminate le correzioni ed il decoro, si procede con la lucidatura a cera, che servirà a rendere più brillanti tutti colori, a proteggere e impermeabilizzare la superficie.
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